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"Quando il Signore ricondusse i prigionieri di Sion,
ci sembrava di sognare.
Allora la nostra bocca si aprì al sorriso,
la nostra lingua si sciolse in canti di gioia."
(salmo 125)
Amici miei e fratelli,
mi ritrovo a leggere il numero di giugno 2004 di "Percorsi"
che ha come titolo "Il bello della festa" e mi accorgo che mi lascio
prendere dai vari articoletti di questo foglio volante che ogni tanto mi arriva.
In seconda pagina c'è un proverbio che dice :- Chi lavora ha una camicia
e chi fa festa ne ha due-. Da qui nasce una riflessione che vi propongo
alla vigilia delle attività estive...
1.
Abbiamo vissuto un anno di attività intense, a servizio dei ragazzi;
un cammino personale e di comunità capi, di zona. Un anno di impegno
tra le tante cose della vita. Abbiamo indossato la camicia del lavoro e
a testa bassa abbiamo tirato diritto fino a qui. Per tutto questo percorso,
per le ore di sonno perdute, per il tempo passato a dialogare tra noi,
per le occasioni, grazie! Grazie a ciascuno e grazie al buon Dio che ci
pone accanto le occasioni per crescere, nella disponibilità,
nel servizio, nella carità.
La domenica sera alle 18,30 celebrando la messa e guardando negli occhi
la gente (termine generico ma non troppo...) e guardando la folla domenicale
che passeggia per via san Filippo, vedi vestiti da lavoro, vedi moda "casual",
casuale. Osservando i nostri ragazzi ma anche noi, vedi che a tratti
anche l'uniforme diventa meno "uniforme" e più "casual".
Le riunioni di staff, momento di progettazione della festa domenicale,
possono diventare oggetto di malumore, perché non momenti di scambio fraterno
di amicizie magari appena abbozzate ma faticose sedute di lavoro.
2.
Quando sei sudato marcio, magari dopo una salita in montagna ( beh...),
e il vento freddo penetra le ossicina sei scosso da un brivido che scende
dal collo fino giù giù nella schiena. Quando hai di fronte a te o un ostacolo
o un confine da oltrepassare, e l'adrenalina sale, senti tremare le ginocchia
o rabbrividire tutto te stesso. Quando la bocca asciutta si impasta prima di
un esame, e vorresti essere da tutt'altra parte e invece ,nella nebulosità
della mente devi ricercare qualcosa di lontanissimo e sperduto e allora senti
ribollire il cuore. E' la sensazione forte che qualcosa sta per succedere,
che sei tirato in ballo, che tocca proprio a te.
3.
"Chi ha inventato lo scouting è stato certamente ispirato da soggettive
immagini di bellezza. Un cerchio di lupetti seduto in un prato mentre
ascoltano attenti il racconto del loro Akela, una squadriglia impegnata
in una notte di luna, in un grande gioco o in una marcia all'Azimut,
un noviziato che sale in cordata lungo un ghiacciaio, un'unità in canoa
che scende cantando tra i flutti di un fiume, un clan in un cantiere di
lavoro in servizio ad una comunità territoriale, "una giornata dello spirito"
per riscoprire nel raccoglimento il senso della vita&.Chi ha inventato lo
scoutismo ha infatti accomunato il buono e il bello e probabilmente
ha capito che il buono è reso attraente dal bello. Chi nello scouting
ha intravisto segni di bello ha certamente pensato a ragazzi arrampicati
su alti pali intenti a fare legature per fare il loro alza bandiera,
ha visto da lontano tre forme, alte sul crinale della montagna sullo
sfondo del cielo mentre segnalano in semaforico ai compagni rimasti al campo,
ha avvertito il bello di una uniforme in ordine, di una squadriglia che pianta
la tenda e accende il fuoco di bivacco, di un clan in consiglio dopo una
lunga giornata di strada, di un branco di lupetti che giocano felici sotto il sole.
Ma lo scouting non è stato concepito come un'espressione estetica: esso
promuove e suscita in chi lo pratica il senso del bello.
In quanto vissuto nella natura lo scouting educa anzitutto a cogliere
l'inesauribile bellezza di questo dono di Dio. Per B.P. il bello del
creato è un itinerario di fede. Lo scouting educa a guardare, a cogliere
la bellezza ed a capire la bellezza...
E' compito del capo squadriglia, del capo reparto, del maestro dei novizi
e del capo clan, quello di far sì che, in un mondo dominato dal brutto,
dal banale e dal volgare, affiori il gusto del bello, in ogni occasione
della vita all'aperto " (e non solo!!!ndr.)
(tratto da RS servire, 2/1994, v. ghetti)
4.
Allora!! Bello e Festa non possono che andare insieme!
Progettando i nostri campi estivi, cerchiamo di progettare momenti Belli e Festosi.
Il bello è la cura che ci metti nel guardare ai particolari e la festa
è l'emozione che ti nasce dentro quando ti accorgi dell'insieme delle cose.
Bello è non lasciare nulla al caso, neppure l'ago e il filo nello zaino,
neppure un picchetto storto della tenda. Bello è leggere il sorriso di chi
ti è accanto, dei volti illuminati da un buon fuoco la sera.
Festa è l'alba di ogni giorno col sole che nasce e non una sveglia avanti
nelle ore che ti impedisce il profumo della terra che si rianima.
Festa è la stretta di mano o l'abbraccio che ti scambi tra capi
la prima sera di campo augurandoti che i tuoi sogni diventino realtà.
Festa è accogliere il Signore la domenica nell'eucaristia e il suo
perdono magari sotto le fronde di un albero. Festa è vedere arrivare
i tuoi capi squadriglia dall'hyke in perfetta uniforme e col sorriso.
La "seconda camicia", segno esteriore di una realtà interiore.
Non una trasandatezza che diviene modo di vivere ma un ordine interiore,
una serie di priorità di vita, un sapiente equilibrio tra desideri,
emozioni, realtà così che ogni tuo gesto, ogni tua parola faccia
trasparire l'animo bello e festaiolo che c'è nel tuo cuore.
5.
Alla radice di tutto questo la bellezza della chiamata di Dio,
della sua voce nella tua vita. "Simone di Giovanni, mi ami tu
più di costoro...?" Tutto il resto viene dopo, la risposta a Gesù
che chiama è alla base di tutto, della bellezza della vita. Dunque
" mi ami tu... più di costoro?" E già, più di costoro. Amico mio,
apri il tuo cuore all'Amore che rende diversa la tua vita, non al
gioco dell'amore, ma all'Amore (con la maiuscola!).
E' necessaria una tua scelta di campo, è indispensabile e non rimandabile.
Il campo, la vacanza col Branco, la route ci aspettano capaci portatori
di bellezza e sereni animatori della Festa di ogni giorno.
Ciascuno con la sua esperienza, col suo cammino di bene e di fragilità
nell'immenso mistero dell'uomo amato da Dio.
6.
Mi chiedo se sono disposto ad indossare la camicia da lavoro e
poi quella della festa, pulita, ordinata, quando pianterò la mia tenda
la sera di uno di questi giorni d'estate e la risposta è questa :
-Con l'aiuto di Dio, prometto sul mio onore..." il resto lo conoscete anche voi.
Con affetto, gioia e grande stima,
p.giovanni+
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