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Terza Domenica di Pasqua
Inseguire appassionatamente la Luce...
dal Vangelo di Luca cap. 24, versetti 13-35
Quando furon vicini al villaggio dove erano diretti,
egli fece come se dovesse andare più lontano.
Ma essi insistettero: "Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge
al declino". Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione,
lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero.
Ma lui sparì dalla loro vista. Ed essi si dissero l'un l'altro:
"Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino,
quando ci spiegava le Scritture?".
E partirono senz'indugio
e fecero ritorno a Gerusalemme, dove trovarono riuniti gli Undici e gli
altri che erano con loro, i quali dicevano: "Davvero il Signore è risorto
ed è apparso a Simone". Essi poi riferirono ciò che era accaduto lungo la
via e come l'avevano riconosciuto nello spezzare il pane.
Un mattino, nelle steppe dell'Asia, uno scienziato prete scrive queste parole:
"Signore, qui nelle steppe dell'Asia, io non ho né pane, né vino,
né altare. Ecco che mi innalzerò, al di sopra dei simboli,
sino alla tua Maestà, e ti offrirò, io, tuo sacerdote, sull'altare di
tutta la Terra, il lavoro e il dolore del mondo.
Il sole laggiù, ha appena illuminato l'estrema frangia del primo Oriente.
Ancora una volta, la superficie vivente della terra si sveglia, freme e
ricomincia la paurosa fatica. Io collocherò sulla mia patena, o mio Dio,
il raccolto tanto atteso di questo nuovo sforzo. Verserò nel mio calice
il succo di tutti i frutti che oggi passeranno sotto il frantoio....
Tutto quello che si accrescerà e crescerà nel mondo, lungo il corso
di questa giornata, ma anche quello che decrescerà e andrà morendo:
ecco, Signore, quello che mi sforzo di racimolare in me e di fartene offerta.
Ricevi, Signore, quest'Ostia totale che è la Creazione, spinta dal tuo richiamo,
ti presenta in quest'alba nuova. Questo pane, il nostro sforzo...
questo vino, il nostro dolore". (Theillard De Chardin).
E ancora:
- Più tardi - chi misura il tempo, quando arde il cuore?-
la porta della taverna si riaprì e due ombre ripresero la strada
che da Emmaus risale a Gerusalemme , con passo SICURO e FESTANTE.
E uno diceva all'altro :- Abbiamo visto il Signore e ci ha insegnato
a spezzare il pane-.
Il compagno, rimasto fuori a contare le stelle, udì il discorso e
si mise in ginocchio. La notte era buia. Ora dalla taverna veniva
un canto roco e cupo. Non a tutti e alla stessa ora si aprono gli occhi:
non tutti e alla stessa ora riescono a capire il valore di una mano forata,
che prende il pane, lo benedice e lo spezza:
NON TUTTI E ALLA STESSA ORA SI METTONO IN CAMMINO VERSO IL DOMANI.
Sono tante le ore della grazia! Ma il canto si perde nel silenzio e nel buio,
mentre i passi di coloro che vanno verso il domani si fanno sempre più sicuri e festanti.
E dietro quei due passi che vanno - il mondo è grande - il compagno in
ginocchio vede che la notte si apre come se il giorno fosse vicino e
GIA' SPUNTASSE L'AURORA,e
l'Aurora l'avessero quei due nel cuore!!-
(P. Mazzolari)
Null'altro da aggiungere quest'oggi se non questi due brani scelti
qua e là dal Taccuino di Marcia di questi giorni di silenzio e
in cui siamo un poco orfani, la preghiera sale dal cuore alle labbra
per il nostro Papa e per quello che verrà, entrambi sempre, appassionati
cercatori di Luce e l'Aurora l'avessero nel cuore quei due...
Amici miei, il segno è evidente: il Papa, il Padre di tutta la
Chiesa.
La luce che viene trasmessa dal Signore da uno all'altro successore di Pietro...
e da loro alla Chiesa. Belle attività di luce, nei giorni che si allungano
della primavera e di chiesa - famiglia felice.
Buona Caccia!
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